Ma perché non riusciamo a parlare di Green Pass (senza ammazzarci a colpi di ideologia)?

Non c’è niente da fare, dopo quasi un mese dall’adozione “allargata” del Green Pass, il Paese si divide in due fazioni, favorevoli e contrari. Il che non è male, anzi è normale! Il male è che manca la discussione tra queste due fazioni. Più precisamente, è molto raro che – sia nelle chiacchiere private, sia nelle produzioni documentali (1) più influenti – ci si concentri sui contenuti. Piuttosto, i contenuti latitano occultati da prese di posizione di stampo ideologico o affettivo: si tratta di un problema molto serio per una democrazia e costituisce di per sé uno dei nodi più urgenti da affrontare sul piano civile e politico.

Precisiamo subito una cosa: essere contro il Green Pass non implica essere contro il vaccino. Questo per disinnescare un comune accostamento, che esiste, ma che non si riduce a questo. Premesso ciò, ci sono sostanzialmente due categorie di persone che sono contrarie all’applicazione del Green Pass: coloro che hanno paura di vaccinarsi; coloro che credono sia sbagliato adottare un dispositivo così pervasivo. Ritengo che entrambe le categorie debbano essere legittimamente riconosciute.

Talvolta ho sentito fare dei paragoni tra vaccinati e non vaccinati in cui i primi sarebbero quelli che pagano, i secondi gli scrocconi (2). È vero, i non vaccinati producono un costo sociale, così come lo producono i vaccini, del resto. Ma io trovo che sia degno di uno stato civile e che ha a cuore il suo popolo equiparare la somministrazione del vaccino alla gratuità (o almeno la riduzione del costo) del tampone. Che problema c’è? È davvero una questione di denaro? Lo Stato Italiano non può pagare tamponi per i non vaccinati?
Sull’opportunità di affrontare il costo, ovvero sul fatto di considerare i non vaccinati “degni” di un provvedimento simile, si gioca la partita politica. Per me lo sono! Tale dignità proviene dall’ammissione, da parte della politica, di una serie di goffi errori di gestione – e, cosa niente affatto da sottovalutare, di comunicazione – che sono stati sotto gli occhi di tutti.

Per esempio: Astrazeneca, il vaccino che io stesso ho fatto, dopo essere stato “consigliato” alle più disparate categorie di persone (over, under, uomini, donne), oggi in Italia non si può fare più. Come rassicuri una persona quando la campagna di vaccinazione è un continuo prodursi di cambi di rotta, incongruenze e paternalismi alimentati a colpi di meme? Semplice, non lo fai. Per avere paura basta il sospetto che qualcosa non vada, non serve la certezza che qualcosa non vada. E purtroppo invece che fugare dubbi, è stata adottata la linea dura, cioè quella che prevede che il cittadino sia un irresponsabile. Si è ritenuto che la soluzione fosse rafforzare la coercizione e rimuovere collettivamente tutte le perplessità, che è il modo più sicuro per allargare la distanza tra società e istituzione e inasprire il conflitto.  Se tu hai paura dell’altezza – una paura che magari sai essere eccessiva, ma tant’è – quanto credi che sia utile che qualcuno ti dica, proprio mentre ti trovi su un precipizio: “ma dai, buttati, non è niente”; oppure, ancora peggio: “sei veramente una merda ad avere paura dell’altezza, ma non ci pensi a chi vive più in alto di te?”; oppure, infine “se non vuoi buttarti per te, buttati per il prossimo”.

La seconda categoria è molto più articolata: si passa da posizioni semplicemente ridicole ad altissime questioni di principio. Lo spettro è ampio: il carattere discriminatorio del Green Pass, nonché la sua incostituzionalità; le perplessità sull’intera gestione della pandemia; la tutela dei diritti del lavoro e della libertà personale; le posizioni politico-economiche critiche sulle modalità di acquisto e distribuzione dei vaccini; la sfiducia verso una classe dirigente che non obbliga nella forma ma lo fa nella sostanza.
Questa categoria di persone (tra le quali mi ci metto pure io), non teme il vaccino – anzi, spesso è composta da persone plurivaccinate con fiale diverse servite “on the rocks” –, ma prova a sollevare dubbi su una adozione così pervasiva e unica in Europa (3) del Green Pass.

La cosa davvero sorprendente rispetto a queste persone è l’atteggiamento reazionario della controparte: non si risponde col dialogo, ma con il rifiuto all’argomentazione; non viene nemmeno paventata la possibilità che ci sia spazio per il confronto. Tutt’altro. Come contro i timorosi, l’atteggiamento de “I Giusti” è quello denigratorio e arrogante di chi crede di essere, in una parola, superiore: più intelligente, più colto, più coraggioso, più altruista, più “esperto”, più lungimirante, più assennato, più responsabile, più “più”. Di contro, “I novax” – brutale riduzione categoriale adottata da I Giusti per etichettare tutti gli altri – sono scemi, egoisti, narcisisti, gomblottisti, eccetera.

La mancanza di un vero dialogo è motivata anche dalla folta presenza di un’altra categoria di persone. A “I Giusti” infatti si aggiungono anche “Gli spaesati”, ovvero coloro che finché la dittatura sanitaria era una roba da libri e circolava nelle accademie di tutto il mondo, allora era cool, ma ora che la dittatura sanitaria è argomento dell’estrema destra, molti intellettuali non se la sentono di dire cose che possono essere strumentalizzate da facinorosi individui. Questa consapevolezza – ovvero l’inedita coalescenza di ideologie tra loro solitamente distanti – comincia a emergere (4): ma ho la sensazione che il senso di inadeguatezza di chi si ritrova con inediti “compagni-camerata”abbia avuto come affetto il disarmo intellettuale.

Il mio è dunque un invito al dialogo e alla parificazione sociale. Inoltre, è un invito, rivolto a tutti quanti, a non cadere in due fallacie dell’argomentazione che mi sembra ricorrano spessissimo. Sono tratte da un bel libro illustrato che ho comprato per mia figlia: Argomentazioni errate, di Ali Almossawi (5).

La prima è la fallacia dell’uomo di paglia: “Costruire un uomo di paglia significa trasformare intenzionalmente l’argomento dell’interlocutore in caricatura, in modo da attaccare quella caricatura invece dell’argomento reale. Rappresentare, citare e interpretare in modo scorretto e semplificare eccessivamente sono tutti modi con cui si commette questa fallacia. In genere l’argomento “uomo di paglia” è più assurdo di quello reale. Ciò ne fa un bersaglio più facile da attaccare e può eventualmente spingere l’interlocutore a difendere l’argomento più ridicolo invece di quello originario.”

uomo_di_paglia

La seconda è la fallacia genetica: “La genesi di un argomento o di chi lo avanza non coincide in alcun modo sulla sua correttezza. Si commette una fallacia genetica quando si scredita o si difende un argomento esclusivamente in funzione della sua origine. […] Quando si è affezionati alla genesi di un’idea, non è sempre facile ignorare la prima nel valutare la seconda.”

O, il che è lo stesso, quando si è ostili (a torto ma anche a ragione) nei confronti di chi propugna una certa idea, non si valuta l’idea in sé, ma il fatto che provenga da qualcuno che non merita fiducia.

fallacia_genetica

Che fare dunque? In generale, abbassare i toni, smetterla di seminare odio e di trattare l’altro come il nemico (da entrambe le parti). Una soluzione semplice sta nel consentire concretamente la doppia chance, con interventi economici che lo consentano: vaccinarsi o tamponarsi. Questo, paradossalmente, potrebbe avere (il condizionale è obbligatorio) un effetto positivo di ritorno, se accompagnato da una coerente campagna di comunicazione. In alternativa prendere delle decisioni unilaterali come la vaccinazione obbligatoria, se si ritiene che sia giusta: almeno così il decisore si assume delle responsabilità che fino a oggi ha dribblato.

Quel che sia, ma non la guerra civile.

 

Links:

(1) M. Ferraris, Documentalità. Perché è necessario lasciar tracce, Laterza, Roma-Bari.

(2) https://www.huffingtonpost.it/entry/il-pasto-gratis-dei-no-vax_it_6128a94fe4b0231e369a71d0

(3) https://www.lindipendente.online/2021/09/16/in-italia-il-green-pass-piu-restrittivo-deuropa-come-funziona-negli-altri-paesi/

(4) https://www.glistatigenerali.com/filosofia_sanita/alt-vax-il-suicidio-dello-spirito-critico/

(5) A. Assawi, Argomentazioni errate, Nessun Dogma, Roma

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